E' dolore, fatica, gioia, tensione, commozione, amore, amici, sudore e tante altre cose tutte insieme.
Il mattino sveglia presto, colazione abbastanza rilassati e via, verso Stadion. Già in metro sale la tensione e quando arriva il momento di incamminarsi con Manu il mio cervello è già lontano e mi rende insopportabile.
Il meteo non promette bene: nuvolo e ventoso. Nonostante questo quando il sole fa capolino opto per la maglia a maniche corte, scelta della quale mi pentirò poi.
Alle 11.30 c'è lo start del primo gruppo, noi si parte 10 minuti dopo, così c'è tempo per fare un po' d'acqua: non ho intenzione di fermarmi al cesso!
11.40: PAM! Una truppa di 10mila persone si avvia lemme lemme per Lidingövägen. Fin da subito è turbinio di gambe e una corsa a ostacoli, ma la presenza fin dai primi metri di splendidi sostenitori ci rende sorridenti.
I primi chilometri scorrono tranquilli, forse scatto un po' troppo cercando di saltare quelli molto più lenti. Le strade son larghe, ma la gente è tantissima.
All'inizio del primo passaggio su Västerbron, all'ottavo chilometro, mi sento bene e, sempre aiutato dai nostri supertifosi, lascio un po' indietro Manu.
Le sensazioni sono buone, ma non si può esagerare, la gara è lunghissima e so che prima o poi arriveranno le difficoltà.
Un po' di km e mi sento bussare sulla spalla, Manu mi ha ripreso. Sono contento, perché da soli, col senno di poi, sarebbe stata molto dura. Alla fine del primo giro poi conosciamo e "tiriamo su" Roberto, col quale resteremo a lungo.
Arriva il secondo giro e prima di Strandvägen si gira verso Gärdet, per un lungo pezzo dove so già ci sarà pochissimo pubblico. Il vento continua a soffiare e fa freddino, mannaggiaamme che mi son cambiato prima del via...
A metà gara il tempo è buono e la stanchezza inizia a sentirsi, ma cerco di alimentarmi e di bere regolarmente. Ma pochi km dopo arrivano i temuti brutti pensieri e un po' di dolori dietro le cosce e alla gamba sinistra. Manu suda come una bestia e mi va via. Resto con Roberto e ci facciamo forza. Al 27°km intravedo Manu lontano 2-300 metri e cazzo, temo lo rivedrò solo all'arrivo. Combatto la negatività e inizio a dividere la distanza che resta alla fine in "mini-gare": arrivare ai 30, poi ai 32, poi ai 35 e così via.
Il ritmo scende leggermente e ci riuniamo al maestro di Castelbianco attorno al 30°. Mancano "solo" 12km e 195 metri all'arrivo, siamo un po' sopra la tabella delle 3h45', ma teniamo duro. La nostra claque, divisa in gruppi, continua a sostenerci e incitarci. E' sempre una botta di energia sentir urlare il proprio nome, soprattutto quando l'unico pensiero è solo "Che fatica!".
E così affrontiamo il temuto ponte per la seconda volta. Se il primo passaggio è stato facile, questa seconda ascesa è una lotta contro il dolore e un mazzo notevole. In molti camminano, ma cerco di farmi forza pensando a come sarà l'arrivo nello storico Stadion e brividi di commozione mi scuotono. Il dolore alla gamba sinistra è sempre più forte e cammino ad almeno un paio di rifornimenti consecutivi, mentre in precedenza ne avevo saltati vari.
Tra il 34° e il 37° sono in crisi totale, seguo Manu, anche lui molto stanco, e ci facciamo forza su per Torsgatan. Mancano pochi km, ma sappiamo che saranno lunghissimi e durissimi. Attorno al 37°km vengono distribuite tavolette di glucosio e uno dei ragazzini (bello vedere tanti giovanissimi coinvolti nell'organizzazione, peraltro davvero ottima) me ne molla in mano ben 3. Una via l'altra le mangio, su per l'ultima salita verso Odenplan. Qui Ivan, fratello di Manu, ci segue per parecchi metri urlando e incitandoci. Brividi, lacrime agli occhi e tanta forza. "Dai, dai, ce la facciamo!". La stanchezza è enorme, i muscoli urlano pietà, le dita del piede destro mi fanno un gran male, l'anca sinistra a volte sembra volersi bloccare, ma il tappeto del 40°km è lì.
2195 metri alla fine, in allenamento sono praticamente il riscaldamento, qui sono eterni. A 800 metri vedo Elisa, mia madre, mio padre, Davide che mi segue per alcuni metri, poi Andrea e Dani e mi viene da piangere. Il sorriso di Elisa mi fa dimenticare la fatica, il dolore, i 41km più lunghi della mia vita e scatto come un pazzo. Un folle slalom tra chi è più lento e chi cammina ed entro allo stadio con un mega sorriso stampato in faccia.
195 metri su una pista piena di storia con gli spalti gremiti. 195 metri dove non penso più, ma sento soltanto: sento la pazienza e l'amore di Elisa in questi mesi di allenamento, sento il viaggio che i miei hanno fatto per sostenermi, sento l'affetto di tanti amici, vicini e lontani, che mi hanno spinto per quasi 4h per le strade della mia nuova città, sento talmente tante cose che è impossibile spiegarle qui, manco io le ho tutte chiare.
Taglio il traguardo e so solo che ce l'ho fatta, mi scordo pure di fermare il cronometro. Sono vuoto e sono pieno, prendo la mia medaglia ricordo e aspetto Manu, che nello scatto ho lasciato indietro. Arriva e ci abbracciamo, lo ringrazio, mi ringrazia. E' un abbraccio bellissimo, intenso. Abbiamo compiuto una cosa che è per noi grandissima.
Dopo la gara, con i migliori sostenitori del mondo (per i quali i "grazie" non saranno mai abbastanza) ci rifocilliamo:
E mentre cerchiamo di dare un senso al mare di emozioni che ondeggia nelle nostre teste arrivano i tempi ufficiali: ho chiuso in 3h55m43s. L'obbiettivo delle 4h è raggiunto, ma ovviamente non posso essere soddisfatto al 100%: non sono riuscito ad arrivare nei primi 5000, sono solo 5519°...
Due parole devo spenderle per due partecipanti che manco conosco.
Il primo è l'unico partecipante della categoria "Sedia a rotelle", Kenneth Lindstedt. Ha chiuso la gara in 4h20m44s. Vi assicuro che la maratona di Stoccolma è dura e piena di saliscendi. In più il signor Lindstedt ha 63 anni, eccolo:
Il secondo che vorrei citare è tal Rolf Gerhard, tedesco di 55 anni che a Kungsträdgården, al 29°km, ha dato una facciata su un palo (il corridore di fronte a lui si è spostato all'ultimo) e nonostante la ferita
ha continuato e ha pure chiuso con un signor tempo di 3h32m51s, cioè esattamente il ritmo che tenni alla mezza maratona 3 settimane fa. Sticazzi!!!
Hej då, Skåne! (ritorno a Stoccolma)
2 settimane fa
Che bel racconto! Deve essere stata una grande emozione, lo capisco. Si percepiva anche da fuori. Per me invece è stata la prima maratona che ho seguito! :)
RispondiEliminaUna domanda: ma come fai a sapere il nome e l'età dei due signori? Hai preso il loro numero?
Con il numero di pettorale, sul sito della maratona, hai a disposizione un sacco di dati. Avendo un po' di foto puoi vedere come sono andati gli sconosciuti che hai visto http://results.marathon.se/2011/?lang=SE
RispondiEliminaBel racconto davvero! Ti dico solo che se fossi venuta avrei sicuramente pianto pure io... Bravissimo, un grande traguardo senz'altro!
RispondiEliminaQuanto mi dispiace non esserci stata...
Coinvolgente e commovente, mi ha fatto venire voglia di partecipare alla prossima. Ma credo che la mia pigrizìa ancestrale e i piedi piatti ci si metteranno di mezzo.
RispondiEliminaGrazie mille Davide, correre con voi è stata una fortuna per me;-)
RispondiEliminaNella prossima maratona ricambierò il favore:-)
A presto
Roberto
PS: quando vuoi, vi aspetto qui al nord.
Piacere nostro (penso di poter parlare anche a nome di Manu).
RispondiEliminaCi si vede sicuramente alla prossima, ma spero di poterti venire a trovare prima! :)