Oggi è il mio ultimo giorno di lavoro prima di un lungo periodo a casa con Lea, la famigerata paternità.
In tanti, Elisa in primis, mi chiedono come mi sento, se sono pronto. E' un bel po' che penso, ripenso ed elaboro la questione. Oggi pomeriggio uscirò dall'ufficio e, se non succede niente, ci rientro l'1 settembre 2014.
Da quando lavoro stabilmente non sono mai stato in ferie più di due settimane consecutive. L'unica interruzione lunga è stata l'estate della nostra emigrazione qui, ma ora si tratta del quadruplo del tempo e di occuparsi di Lea. Elisa rientra al lavoro a metà gennaio, dopodomani partiamo per 3 settimane di ferie in Italia e questo imbroglia un po' nel mettere a fuoco la questione. Sembrano ferie, ma a gennaio non si torna in ufficio. Com'è, come non è, mi aspettano più di 8 mesi a casa con quella meravigliosa belva che è nostra figlia.
Prevedo che vada tutto bene all'inizio, ma metto in conto anche un periodo di crisi. Per un workholic come me sarà una bella lezione di vita non avere un orario, delle routine lavorative e dover invece improvvisare, adattarmi alle esigenze di Lea. Significherà dover essere ancora più flessibili e stanchi (non che ora sia molto diverso...) e lo vedo come una crescita personale che potrò sfruttare anche al lavoro una volta rientrato.
Insomma, la risposta è che no, non sono pronto. Ma non saprei come esserlo in realtà. Sono consapevole, più o meno, di cosa mi aspetta e non vedo l'ora di affrontare questa novità, godendomi gioie e dolori di quello che si preannuncia il periodo più bello e faticoso della mia vita (fino a che magari non faremo un secondo figlio, ovviamente).
In tanti, Elisa in primis, mi chiedono come mi sento, se sono pronto. E' un bel po' che penso, ripenso ed elaboro la questione. Oggi pomeriggio uscirò dall'ufficio e, se non succede niente, ci rientro l'1 settembre 2014.
Da quando lavoro stabilmente non sono mai stato in ferie più di due settimane consecutive. L'unica interruzione lunga è stata l'estate della nostra emigrazione qui, ma ora si tratta del quadruplo del tempo e di occuparsi di Lea. Elisa rientra al lavoro a metà gennaio, dopodomani partiamo per 3 settimane di ferie in Italia e questo imbroglia un po' nel mettere a fuoco la questione. Sembrano ferie, ma a gennaio non si torna in ufficio. Com'è, come non è, mi aspettano più di 8 mesi a casa con quella meravigliosa belva che è nostra figlia.
Prevedo che vada tutto bene all'inizio, ma metto in conto anche un periodo di crisi. Per un workholic come me sarà una bella lezione di vita non avere un orario, delle routine lavorative e dover invece improvvisare, adattarmi alle esigenze di Lea. Significherà dover essere ancora più flessibili e stanchi (non che ora sia molto diverso...) e lo vedo come una crescita personale che potrò sfruttare anche al lavoro una volta rientrato.
Insomma, la risposta è che no, non sono pronto. Ma non saprei come esserlo in realtà. Sono consapevole, più o meno, di cosa mi aspetta e non vedo l'ora di affrontare questa novità, godendomi gioie e dolori di quello che si preannuncia il periodo più bello e faticoso della mia vita (fino a che magari non faremo un secondo figlio, ovviamente).
Per il resto l'inverno qui tarda ad arrivare. Siamo da una settimana stabilmente sopra lo 0 e questo è preoccupante se penso alla stagione dello sci di fondo. In più un paio di piccoli fastidi e una stanchezza incredibile rallentano l'allenamento. Ma va bene così, la prendiamo come viene. Ora ci aspettano 3 settimane di delirio tra amici, parenti e nonni in agguato.
8 mesi di paternità! Che bello! :) Io, pure essendo donna, ho i tuoi stessi pensieri riguardo al lavoro, che sarà strano starne distante così a lungo, quindi ti capisco benissimo
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